02 Luglio 2022, la notte è passata insonne, tensione troppa alta. Sistemo le ultime cose nello zaino e lego la tenda nella parte bassa. Do un’ultima controllata alla casa: gas chiuso, finestre chiuse. Ok, posso partire. Mi metto lo zaino, è troppo pesante, va bene, mi abituerò. Chiudo la porta di casa, un respiro profondo, un altro respiro, mi giro e via. Prima fermata alla chiesa di San Giacomo di Beinasco, dove mi aspettano i miei genitori e don Gigi per una benedizione a me e allo zaino. Non sono praticante, ma una benedizione per questa missione me la faccio dare eccome. Davanti ad un affresco di San Giacomo, penso che sto partendo da San Giacomo per arrivare a Santiago, sempre da San Giacomo. Don Gigi usa parole molto belle, mi dà la benedizione per questa impresa impossibile(parole sue) e mi regala un piccolo rosaio che metterò in tasca, dove rimarrà per tutto il cammino, come una specie di amuleto portafortuna. Saluto i miei genitori, mia mamma con la voce rotta dalle lacrime che iniziano a scendere mi dice: “Mi raccomando, fai attenzione”. Mi dispiace un po’ darle questa preoccupazione, ma non posso farci niente.
Percorro la passarella pedonale sul torrente Sangone, giro a destra sulla pista ciclabile, da questo momento in poi la direzione sarà sempre verso ovest. Dopo pochi metri trovo la prima freccia gialla che indica la direzione del cammino, ma non è una freccia fatta da qualcuno, bensì una freccia naturale che si trova su un albero sulla mia destra. L’ho vista un sacco di volte e ho sempre pensato che fosse un segno del cammino che mi chiamava.
La prima tappa praticamente l’ho già percorsa a pezzi nei mesi passati, nella fase di preparazione, solo l’ultimo tratto che mi condurrà ad Avigliana è sconosciuto. I primi km li passo ad aggiustarmi lo zaino in spalla, cercando di trovare il miglior compromesso per non farlo gravare troppo sulle mie spalle, ma è veramente pesante e iniziano a venirmi i primi dubbi e mi domando se, forse, ho sbagliato qualcosa. La pista ciclabile costeggia il torrente, sono su asfalto, ma un certo punto posso cambiare versante ed andare su terreno sterrato. Mi accorgerò nei giorni successivi che è molto più gradevole per i miei piedi, soprattutto dopo tanti km. La giornata è molto calda e anche se mi ritrovo per la maggior parte del tempo su sentieri e strade alberati, sto sudando e faticando molto. Arriva anche la prima salita, devo superare la collinetta morenica di Reano. Il percorso l’avevo già fatto una volta in inverno e c’era anche un po’ di neve, ma ora, in discesa, la vegetazione copre completamente il sentiero e mi servirebbe quasi un machete per aprire il passaggio. Mi faccio strada spostando con le mani arbusti e rami di alberi caduti. Arrivo a Reano e nella piazza del comune mi fermo ad un bar per una pausa. Fa veramente troppo caldo (ancora non lo so, ma affronterò il cammino in una delle estati più torride a memoria d’uomo), non ho fame e ho lo stomaco chiuso, quindi bevo un the freddo e dell’acqua e dopo un po’ riparto per affrontare la parte sconosciuta della tappa, quindi è come se il cammino iniziasse un po’ da qui, da questa piazza di Reano.
Altra salitella per superare la collina morenica di Avigliana. Sono in mezzo al bosco e sono molto stanco, il caldo mi sta fiaccando, lo zaino si fa sentire tutto fino all’ultimo grammo. Esco dal bosco e incrocio la strada che mi porterà ad Avigliana. Butto lo zaino per terra e mi appoggio ad una staccionata in legno a bordo strada e dopo poco vomito. Si, vomito dalla fatica, sono solo al km 17 del mio cammino e sto vomitando dalla fatica. Mi assalgono i primi dubbi, forse a questo giro ho veramente pisciato fuori dal vaso, forse è meglio rinunciare e tornare a casa prima di farmi male per davvero. Cosa mi è venuto in mente di fare? Andare a piedi fino a Santiago? Forse ho sbagliato. Mi siedo a bordo strada e cerco di riprendere fiato, alla fine mancano meno di 3 km per arrivare all’ostello, ma sono con il morale completamente a terra. Guardo lo zaino e dopo un po’ mi rialzo, me l’ho metto in spalle e mi dico che devo fare un passo alla volta, un km alla volta, una tappa alla volta e così mi rimetto in cammino. Arrivo ad Avigliana, la tenda continua a sganciarsi dallo zaino, dove trovare assolutamente una soluzione, cosi non posso continuare. Il mio ostello si trova nella piazza del comune di Avigliana, l’ostello del Conte Rosso. E’ vuoto, ci sono solo io in una bella camerata con letti a castello. Il proprietario mi chiede dove sono diretto e io rispondo “A Santiago!”. La sua faccia di stupore sarà la prima di una serie di facce che vedrò ogni volta che risponderò che sto andando a Santiago.
A cena vedo i miei amici Andrea e Rossella e prendo l’occasione per alleggerire lo zaino: do loro le due guide, una del cammino di Le Puy(che non farò mai) e l’altra del cammino Francese, inoltre la pochette della roba da bagno e delle medicine, che distribuisco in un’altra sacca molto più leggera. In questo modo credo di aver alleggerito di poco più di 1kg lo zaino. La serata passa piacevolmente, in una pizzeria con vista lago di Avigliana e al mio ritorno in ostello mi rimane solo una cosa da fare: sistemare questa maledetta tenda in modo tale che non mi dia più fastidio. Alla fina la scompongo dentro la zaino: la tenda nella sacca principale e i bastoncini e i picchetti nelle sacche laterali. Problema tenda risolto, la prima tappa è andata, posso svenire nel letto.
Max elevation: 589 m
Min elevation: 300 m
Total climbing: 2356 m
Total descent: -2238 m
Total time: 07:26:09